Manifesto

C’era un tempo – non molto lontano – in cui i computer erano mainframe chiusi nelle università; poi, nel 1981, il personal computer arrivò sulla scrivania di milioni di persone. Dieci anni dopo arrivò il Web, nel 1998 Google insegnò al mondo a cercare e, nel 2001, Wikipedia dimostrò che la conoscenza poteva essere condivisa da chiunque. Ogni volta abbiamo temuto che la macchina sostituisse l’uomo; ogni volta è successo l’opposto: le persone che hanno imparato a usare la macchina hanno moltiplicato la propria creatività.

Il 30 novembre 2022 segna la soglia di un nuovo capitolo: l’uscita di ChatGPT rende l’Intelligenza Artificiale conversazionale accessibile a tutti.

Da allora, chiunque lavori con un computer può, per esempio:

  • generare testi di marketing, report o piani di lezione in pochi secondi;
  • far riassumere meeting registrati, tradurre contratti, creare presentazioni complete di grafici e immagini;
  • chiedere al modello di scrivere codice, debuggarlo o spiegare blocchi legacy;
  • usare generatori visivi per concept-art, prototipi di prodotto, mock-up di interfacce;
  • ottenere una prima bozza di parere legale, diagnosi differenziale, campagna social, strategia di progetto.

La rivoluzione riguarda chiunque lavori con un computer: insegnanti, avvocati, designer, medici, amministrativi, giornalisti, designer, sviluppatori software, consulenti, e qualsiasi altro “professionista della conoscenza”. Secondo McKinsey, la sola generative AI può generare dai 2,6 a 4,4 trilioni di dollari di valore ogni anno e automatizzare fino al 70 % del tempo speso oggi in attività di knowledge work.

Se il potenziale è tanto grande, perché non lo vediamo già ovunque? Per un motivo semplice: senza formazione la tecnologia resta promessa, non valore. Il Future of Jobs Report 2023 del World Economic Forum calcola che sei lavoratori su dieci dovranno riqualificarsi entro il 2027, ma solo la metà ha oggi accesso a percorsi adeguati. L’OECD avverte che l’offerta di formazione sull’AI è inferiore alla domanda e rischia di ampliare le disuguaglianze.

Perché nasce AIFIA

AIFIA – Associazione Italiana dei Formatori di Intelligenza Artificiale – nasce proprio qui, dove l’urgenza d’imparare incontra la carenza di chi possa insegnare. Siamo una comunità di professionisti, insegnanti, consulenti, coach e curiosi che condividono la stessa missione: mettere l’IA nelle mani delle persone, prima che sia l’IA a guidarle.

Il laboratorio e la folla

Il professor Ethan Mollick, studioso di innovazione a Wharton, usa un’immagine illuminante: le organizzazioni che vogliono prosperare con l’IA devono accendere due motori.

Il primo è the Lab, la stanza dei tecnici che costruiscono soluzioni su misura. Il secondo è the Crowd, la moltitudine di professionisti curiosi che sperimenta gli strumenti già disponibili sul mercato, li piega ai propri problemi, li reinventa ogni giorno. La vera accelerazione – ricorda Mollick – nasce quando il Lab ascolta la Crowd e la Crowd si sente autorizzata a sperimentare.

AIFIA esiste per dare voce alla Crowd italiana: per formarla, collegarla, riconoscere il suo valore di frontiera.

Chi è il formatore di IA

Non è un ingegnere che addestra modelli proprietari; quello è il ruolo del Lab. Il formatore di IA è la persona che aiuta colleghi, clienti, studenti a dialogare con gli strumenti già disponibili. Per riuscirci il formatore IA deve avere:

  • Esperienza con strumenti IA – Conosce modelli linguistici, generatori d’immagini, automazioni e gli strumenti IA più performanti. Sa come dialogare con l’IA conversazionale. La sua conoscenza in materia è nata dopo novembre 2022 – quando ChatGPT ha aperto la porta a tutti. Capisce limiti, bias e gestione dei dati negli strumenti IA.
  • Capacità di innovazione – E’ un innovatore dentro, che non ha paura a sporcarsi le mani e provare continuamente soluzione nuove. L’IA cambia alla velocità della luce e continuerà a farlo, spinta da miliardi di investimenti. Una tale velocità di sviluppo non ha precedenti storici, e questo richiede estrema flessibilità: il formatore IA supera il concetto tradizionale di insegnamento (imparo all’università, poi insegno) e sa che per stare al passo con l’IA bisogna sperimentare ed aggiornarsi continuamente.
  • Vocazione formativa – In un mondo sovraccarico di informazioni, sa progettare percorsi chiari, motivare i discenti e facilitare un apprendimento responsabile ed etico. Affianca alle lezioni la pratica guidata, il coaching su prompt reali e la capacità di far emergere il pensiero critico, perché usare l’IA non significa spegnere il giudizio umano, ma potenziarlo.

Titoli accademici e anni di esperienza aiutano, ma non sono barriere: chiunque condivida questa visione, studi e si impegni con etica può diventare socio AIFIA. Crediamo che la diversità di percorsi renda la nostra comunità più ricca e che l’impatto sociale nasca dall’inclusione.

Il nostro impegno

Ci aggiorniamo ogni giorno sulle ricerche globali, costruiamo reti tra scuole, imprese e istituzioni, definiamo standard etici e metodologici, portiamo la voce dei formatori nei tavoli dove si decide il futuro del lavoro. Perché crediamo che la rivoluzione dell’IA, come tutte le rivoluzioni tecnologiche, non dipenda dalle macchine ma dalla capacità umana di imparare insieme.

Se anche tu vuoi essere parte della Crowd che trasforma la tecnologia in valore condiviso, benvenuto in AIFIA.